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Presentazione della XXXV edizione del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste

dal 7 al 15 novembre 2020

Presentare il programma e le modalità di con cui realizzeremo questa XXXV edizione del Festival - senza dubbio la più difficile e complessa che avremmo mai immaginato di trovarci a realizzare - è arduo e complesso. Lo facciamo con tutte le incertezze che prova l'intera comunità italiana. Può essere visto come un gesto di coraggio, mai di superficialità o irresponsabilità. Questa è la battaglia che la maggior parte delle persone sono impegnate a combattere per non cadere nella paranoia, in un'anormalità soffocante, che è dannosa e può avere conseguenze molto negative nel prossimo futuro, in particolare per le nuove generazioni. Lo facciamo per contribuire ad evitare che la siccità culturale prevalga. L'incertezza è tale che mentre scriviamo queste righe non sappiamo cosa ci riserveranno i prossimi giorni e quali disposizioni dovremo osservare rigorosamente per contribuire a ridurre le occasioni di contagio.

La realizzazione del Festival, nelle sue modalità in presenza e online, è possibile grazie al grande sostegno che abbiamo ricevuto dalle istituzioni, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dall’Assessore alla Cultura Tiziana Gibelli; dai nostri partner, l'Istituto Italo-Latinoamericano (IILA) e il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare; dalla Fondazione Kathleen Foreman Casali; dalle Ambasciate che ci hanno concesso il loro patrocinio; dai produttori, registi e istituzioni cinematografiche dell'America Latina che sostengono questa sfida; delle prestigiose giurie di tutte le sezioni competitive che hanno riconfermato la loro presenza a Trieste; dalle Università che ogni anno collaborano alla realizzazione del programma del Festival; di tutti i registi e degli operatori del settore che hanno confermato la loro presenza al Festival e, naturalmente, dalle decine di studenti delle Università di Trieste e di Udine, che generosamente contribuiscono in maniera decisiva al successo della manifestazione.

Il programma, le sue sezioni, di quella che sarà questa "anomala" XXXV edizione del Festival del Cinema Latinoamericano di Trieste corroborano l'opinione diffusa a livello internazionale: la sua ricchezza tematica e la diversità dei generi; aspetti caratteristici del cinema latinoamericano attuale, che ci permettono di presentare un programma che è un ventaglio di opere, che affrontano le più svariate problematiche della quotidianità latinoamericana attuale.

Come ogni anno, prestiamo una particolare attenzione alla memoria, alla storia. Trieste ci offre infatti due stimoli straordinari: il Museo-Castello di Miramare (dove presenteremo opere di carattere storico che illustrano il Messico di ieri e di oggi) e il Museo della Memoria Ebraica di Trieste (presenteremo undici opere tra documentari e lungometraggi sulla problematica ebraica in America Latina).

Il Festival è stato autorizzato a programmare online (cinelatinotrieste.mowies.com) quasi la metà dei film in programma. Ci riserviamo l’utilizzo di una seconda piattaforma (collegata alla nostra Cineteca) dove programmeremo, se necessario, i film delle sezioni in concorso. Tale piattaforma sarà riservata ai giurati di queste sezioni.

I film che saranno online potranno essere visti in tutti i paesi dell'Unione Europea, in Canada, negli Stati Uniti e in tutta l'America Latina.

È un grande sforzo quello che stiamo facendo, una promozione unica, singolare, senza precedenti in nessun Festival a qualsiasi latitudine.

Contiamo sulla promozione, sulla diffusione ben oltre le nostre possibilità. Quella della Piattaforma Mowies.com (con sede a Los Angeles, USA), con la quale abbiamo stabilito un accordo col quale la promozione fatta da loro sarà a loro beneficio. Contiamo sull’entusiasmo nella diffusione di questa possibilità di promozione da parte di ciascuno dei registi e dei produttori dei film in rete, con il coinvolgimento della maggior parte delle Ambasciate latinoamericane in Italia affinché la loro gente possa vedere i film del proprio paese (un recente studio ha rilevato che nel nord Italia vivono due milioni di latinoamericani, molti dei quali con doppia cittadinanza). E questa è solo una parte dell’enorme potenziale che le avversità ci invitano a trasformare in un'occasione unica. E l'esperienza senza precedenti di questo periodo grigio ci ha permesso di scoprire alternative, possibilità, orizzonti che prima non avevamo mai immaginato.

I prossimi mesi saranno inevitabilmente l'occasione per rafforzare questa nuova realtà e per verificare se questa dimensione del Festival possa essere consolidata, riproducendo nelle prossime edizioni un evento che possa raggiungere un mercato di oltre un miliardo e 300 milioni di persone. A questa battaglia naturalmente non rinunceremo, è troppo nobile e risponde in parte a tutte le potenzialità che abbiamo sempre sostenuto sia in pubblico che in privato.

Questa edizione si svolge anche nell’anno della creazione della Cineteca del Festival, (https://www.cinelatinotrieste.org/archivio/cineteca), che ad oggi conta quasi 1.000 film e alla quale si può accedere in maniera completamente gratuita. La Cineteca, il cui enorme potenziale potrà essere pienamente sviluppato quando avremo i mezzi per accogliere oltre 4.000 film già autorizzati. E si pensi che già oggi registra non meno di 330.000 visitatori all'anno!

Non dimenticando lo scenario nel quale si svolgerà il Festival, come di consueto, riproponiamo le sezioni competitive (Ufficiale, Contemporanea, Cinema e Letteratura, Malvinas, Mundo Latino e Premio del Pubblico). La giuria del Museo della Comunità Ebraica è composta in maniera indipendente dal Museo stesso.

Tra le novità di questa edizione, nella Sezione Cinema e Letteratura, segnaliamo le cinque opere scritte o realizzate in collaborazione con il Premio Nobel Gabriel García Márquez, tre delle quali sono praticamente inedite. In programma in questa sezione c'è anche María de mi corazón (di Jaime H. Hermosillo, 1979), probabilmente il miglior adattamento cinematografico di una sceneggiatura del Nobel colombiano. Infine, un'opera particolarmente curiosa, sempre con una sceneggiatura di García Márquez, El año de la peste (1979), storia di una pandemia ambientata in una sperduta città messicana, diretta da Felipe Cazals, uno dei più prestigiosi cineasti messicani.

Le sfide non sono soltanto quelle poste dalla pandemia, no, ce ne sono anche altre, diverse, ovviamente, che abbiamo abbracciato con passione e alle quali si sono unite nuove persone, giovani provenienti dagli Atenei con cui il Festival ha firmato convenzioni. Un meraviglioso segnale!

Questa volta possiamo dire con legittimo orgoglio: buona visione in Italia e al di là delle Alpi e dell'Atlantico!

 

La Direzione del Festival
Rodrigo Díaz e Francesca Mometti