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INTERVISTE

"Ho tolto alla Gran Bretagna la benda dagli occhi"

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Eva Tarr Kirkhope
membro della giuria, direttrice del Festival LatinoAmericano di Londra
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Eva Tarr Kirkhope è la direttrice del Festival LatinoAmericano di Londra. Di origine cubana, è nata a L'Avana, vive da anni in Inghilterra ed è a Trieste come membro della giuria della XVIII edizione del Festival del Cinema LatinoAmericano.

- Parliamo del Festival londinese che lei dirige. Come è nato e quali obiettivi si pone?
"E' nato tredici anni fa da un'idea mia e del mio defunto marito, Anthony Kirkhope, e si svolge ogni anno nelle prime due settimane di settembre. Io sono cubana e lui era inglese: lavoravamo nello stesso stabile, io vendevo film indipendenti e lui, che era produttore e distributore di film indipendenti, aveva anche una sala in cui proiettava anche film latinoamericani. Così ci siamo conosciuti, abbiamo iniziato a parlare, io mi lamentavo della scarsa eco che avevano i film latinoamericani in Gran Bretagna, lui mi raccontava delle difficoltà di far uscire queste opere sul mercato inglese. Abbiamo così pensato di creare una sorta di evento di cui i media non potessero non parlare, in modo da dare visibilità al nostro cinema, "perché non organizziamo un Festival?!" ci siamo detti. In questo modo è nata la nostra manifestazione. La nostra idea era di portare al Festival registi noti, come ad esempio Hector Babenco o Tomás Gutiérez Alea, di far conoscere agli inglesi le tendenze più attuali, in modo che avessero un'idea contemporanea del cinema latinoamericano. Attualmente partecipano al Festival lungometraggi, cortometraggi, documentari. La nostra particolarità è che non accettiamo solo film prodotti in America Latina, ma anche film che abbiano tematiche latine: abbiamo presentato anche film italiani che hanno parlato di Cuba, opere scandinave dedicate a Rigoberta Menchu. Altra particolarità, questa volta tecnica, è che sono opere che devono essere sottotitolate in inglese e che devono essere in Beta e registrate secondo il sistema europeo"

- Come è stata l'accoglienza del pubblico inglese a un Festival di Cinema LatinoAmericano?
"Molto buona. All'inizio avevamo soprattutto un pubblico latino, con qualche persona inglese curiosa. Col tempo le parti si sono bilanciate e adesso abbiamo un pubblico per metà latino e per metà inglese, ma la tendenza è ad un aumento del publico di lingua inglese"

- Cosa pensa che interessi o incuriosisca gli inglesi nella cultura latinoamericana e in particolar modo nel cinema?
"Qualche anno fa c'era un interesse per i temi ambientali, l'Amazzonia, la deforestazione, ad esempio. Ma anche la politica: abbiamo proposto opere sullo zapatismo. C'è stata molta attenzione per la crisi argentina, per la Colombia o il Venezuela. Poi c'è la passione per la musica: un anno abbiamo aperto con uno spettacolo di samba e il successo è stato enorme. Credo che il pubblico ti insegni quello che vuole vedere e il pubblico inglese, soprattutto il pubblico più giovane, vuole vedere quello che succede, le tendenze, vuole conoscere non solo i registi affermati, ma anche quelli che stanno iniziano: propongo molte opere prime, lavori delle scuole, tesi di laurea."

- Inoltre il suo Festival è quello che ha portato in Gran Bretagna il film di Wim Wenders Buena Vista Social Club e che ha lanciato i maggiori successi latinoamericani di questi anni.
"Sì, abbiamo portato molti film che si sono rivelati poi un successo di pubblico: Fragole e cioccolato, Guantanamera, Calle 54.... Il loro successo ha fatto sì che le majors iniziassero a frequentare il Festival, a contattare i direttori. Direi che abbiamo in qualche modo svegliato le Istituzioni: per merito nostro, una piccola organizzazione indipendente, le istituzioni ufficiali hanno dovuto rendersi conto che esistevano un mercato e un interesse per il cinema latinoamericano. Di questo sono molto orgogliosa: i maggiori successi del cinema latinoamericano in Gran Bretagna sono passati prima per il Festival che organizzo io, questo Festival è stato il primo a capire le potenzialità del cinema latinoamericano in Gran Brtagna"

- E guardando all'Europa si sente ottimista? pensa che si potrà arrivare un giorno a una distribuzione che permetta a noi europei di scoprire tendenze e percorsi del cinema latinoamericano?
"Credo di sì e penso che quel giorno non è poi così lontano. Se questa domanda mi fosse stata rivolta cinque anni fa non mi sarei sentita tanto ottimista, ma adesso penso che ci sia spazio anche per il cinema latino americano"

- Perché i latinos son di moda?
"All'inizio pensavo che fosse semplicemente una moda, che si sarebbe spenta col tempo, come la lambada. Però non è così, credo che sia molto di più eil merito principale lo dò a Internet e alle nuove tecnologie, che permettono il contatto, lo scambio di idee, chi lo sa che non sia questo che mantenga l'interesse per il mondo latinoamericano"

- E' giurata del Festival di Trieste? cosa pensa del livello dei film presentati quest'anno?
"Ovviamente, essendo giurato, non posso dire molto, inoltre non ho visto tutti i film. L0unica cosa che posso dire è che il livello mi semrba alto e che sono rappresentativi delle realtà latinoamericane. Non voglio dire di più."

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