INTERVISTE
"Ho fiducia nel buon cinema e nella
credibilità dei personaggi"
Henrique de Fritas Lima
regista di Concierto campestre
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Il cineasta Henrique de Freitas Lima è
originario del Rio Grande do Sul, una terra a forte immigrazione italiana e tedesca.
Freitas, avvocato, ha studiato Storia e Filosofia ed è stato fondatore e primo presidente
dell'Associazione Professionale dei Tecnici Cinematografici dello Stato (1985-1986). E'
arrivato a Trieste con il suo ultimo film, Concerto campestre, una storia che si
svolge intorno al 1860 e in cui un proprietario terriero si innamora della musica classica
e decide di formare una sua orchestra da camera. Il film è una produzione da 1,5 milioni
di dollari, un vero e proprio sforzo per il Brasile.
Il regista spiega così il contesto in cui è nato il progetto: "Nella pampa
brasiliana la principale attività è l'allevamento, ma senza dubbio il salto economico è
merito dei saladeros, che salavano la carne per conservarla. Nel sud del Brasile
nacquero così le fabbriche per salare la carne, un'attività che per 150 anni ha portato
molta ricchezza e ha promosso una forte relazione culturale con l'Europa"
- E' una storia originale?
"No, è un adattamento del romanzo Concerto Campestre dello
spagnolo Luiz Antonio de Asis Brasil. E' la storia di un proprietario terriero padrone di
schiavi e si svolge nel 1860. E' anche un ritratto della situazione economica di quel
periodo. Il proprietario terriero è una persona ignorante, che un giorno, passeggiando in
campagna, sente musica classica e scopre che gli interpreti sono due indios guaranì. Li
porta alla sua fazenda e a loro si uniscono altri mendicanti con talento musicale. Il
proprietario terriero contratta quindi un maestro e forma così la sua orchestra"
- Perché ha scelto questa storia?
"Per me il cinema è raccontare storie. Ho voluto raccontare come in un
ambiente così duro si è potuta sviluppare un'attività clturale."
- Il film fa qualche riferimento all'attuale realtà brasiliana?
"Il cinema latino americano si occupa soprattutto, attualmente, della
esclusione sociale. Central do Brasil o film di questo tipo generano un grande
interesse nel mio Paese e, soprattutto, all'estero. Concerto Campestre è diverso, è un
film classico, una storia romantica"
- Essere nato a Porto Alegre, in una terra al confine tra due culture, l'ha
influenzata?
"Quello che mi interessa di più è fare un buon cinema, con personaggi credibili.
Intendo spezzare gli stereotipi sul Brasile, il cinema brasiliano parla molto di violenza
e di favelas. Lo rispetto però non è il mio obiettivo: voglio scoprire le radici della
mia terra".
- Di cosa si occuperà nel suo nuovo progetto?
"Il mio prossimo film si intitola Hermanos (Fratelli) ed è il
termine con cui noi chiamiamo scherzosamente gli argentini. Prima della crisi l'Argentina
aveva un'economia più forte della nostra. Un argentino veniva in Brasile, entrava in un
bar, chiedeva il prezzo di un caffé e visto che era basso ne chiedeva due. Argentini e
brasiliani siamo avversari nel calcio. Il mio nuovo film racconta la storia di due
fratelli argentini che scoprono se stessi in un viaggio in Brasile"
- Come giudica il livello del cinema latino americano?
"La qualità è buona ed esistono tecnici molto professionali. In Argentina c'è una
forte tradizione cinematografica e io, per esempio, amo lavorare con argentini e cileni
proprio per questa professionalità che hanno."
- Com'è la vita quotidiana a Porto Alegre?
"Porto Alegre è una città di un milione di abitanti, ha una grande vivacità
culturale: ci sono 60 sale di cinema e vari teatri. Il fatto di essere lontana da San
Paolo e Rio le ha dato una forte identità culturale. Anche a Porto Alegre c'è povertà,
però meno che nel resto del Brasile e la gente può permettersi anche una vita
culturale"
- Come si pone il nuovo governo nei confronti del cinema?
"Abbiamo grandi speranze con il governo di Lula, ha creato leggi che incentivano la
produzione cinematografica. Lula può recuperare il ruolo che aveva prima lo Stato:
appoggiare la cultura, dare spazio a produzioni indipendenti, avvicinare il cinema alla
televisione perché in Brasile la tv può arrivare ad avere decine di milioni di
spettatori. In Brasile possono mancare i frigoriferi nelle case, ma non la tv".
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