Programma di Venerdì 24 Novembre
Evento speciale ore 17.30
“Roberto Bolaño: la batalla futura” di Ricardo House
Proiezione e incontro con il regista
Todavía cantamos
ore 16.00 e ore 18.00
Due film dedicati al grande musicista brasiliano Tom Jobim
Cinema e letteratura
“Pedro Lemebel: corazón en fuga” di Verónica Quense (Cile, 2008)
a seguire incontro con Federica Rocco docente di Lingue e letterature ispano americane Università di Udine
America Latina: i classici
“Frida. Naturaleza viva” di Paul Leduc (Messico, 1993)
data pubblicazione: 23 novembre 2017 - Trieste
- versione italiana
Il Festival del Cinema Latino Americano si è sempre distinto per la sua ricerca di opere cinematografiche, recenti e non, che portino in Italia testimonianze importanti della vivacità culturale dei paesi Latino Americani.
Il programma di venerdì 23 novembre offre, oltre ai film in concorso, numerose e importanti occasioni di approfondimento, che spaziano tra cinema, letteratura, musica e arte.
Todavía cantamos
ore 16.00
“A música segundo Tom Jobim”
di Dora Jobim e Nelson Pereira Dos Santos - Brasile, 2012
ore 18.00
“A Luz do Tom”
di Nelson Pereira Dos Santos - Brasile, 2013
Todavía cantamos è una sezione storica del Festival che nasce con l’intento di mettere in luce il binomio cinema-musica, ove entrambi siano strumenti di critica e riscatto sociale. Il nome si ispira a una nota canzone, scritta nel 1980, di Víctor Heredia, importante cantautore argentino e interpretata, tra gli altri, dalla grande Mercedes Sosa.
Le parole della canzone sono un inno alla vita e alla speranza, che non ha voluto cedere agli anni bui della dittatura e delle sparizioni.
“Todavía cantamos, todavía pedimos, todavía soñamos, todavía esperamos, a pesar de los golpes que asestó en nuestras vidas el ingenio del odio desterrando al olvido a nuestros seres queridos”.
Quest’anno la sezione è dedicata all’artista brasiliano Antônio Carlos Jobim, detto Tom. La sua Sinfonia de Rio de Janeiro, del 1955, segna l’inizio della bossanova, nuovo genere musicale nato dalla contaminazione tra la samba brasiliana, il minimalismo europeo e alcune suggestioni nordamericane legate al jazz. Una rivoluzione musicale. La bossanova, ebbe tra i suoi fautori, con Jobim, il poeta Vinicius de Moraes e il cantante e chitarrista João Gilberto. Tra i suoi interpreti più noti, Maria Bethânia (sorella di Caetano Veloso).
Le due pellicole proposte dal Festival fanno rivivere la storia musicale e biografica del musicista.
“A música segundo Tom Jobim” fu presentato nella Sala Lumière del Festival di Cannes 2012, raccogliendo straordinario successo. Regala allo spettatore una carrellata di interpretazioni musicali delle composizioni di Jobim, mettendo il luce l’importanza e l’influenza musicale che ebbero in tutto il mondo.
“A Luz do Tom” indaga invece la biografia dell’artista, attraverso le voci di sua sorella e di due delle sue compagne di vita.
Cinema e letteratura
ore 16.00
“Pedro Lemebel. Corazón en Fuga”
di Verónica Quense - Cile, 2008
“Pedro Lemebel è uno dei più grandi artisti e scrittori del Novecento cileno. Ma pochissimi in Europa lo conoscono. Questo documentario ci trasmette il senso della sua opera: la letteratura diventa una chiave per trasmettere una visione del mondo non sottomessa e per aprirsi alla diversità ” dice Federica Rocco, docente di Lingua e letteratura ispano-americane all’Università di Udine che interverrà alla proiezione del documentario.
Secondo la studiosa l’opera artistica di Lemebel ha avuto un valore immenso per il coraggio e la volontà di pensare e agire criticamente contro la dittatura.
Di famiglia povera, omosessuale e mezzo indigeno, Lemebel portò agli occhi del mondo la sua marginalità, facendola diventare potenzialità, con un potente intento di rompere gli schemi. E lo fece in piena dittatura, a rischio della propria vita.
L’artista, assieme a Francisco Casa e altri partner, irrompeva fisicamente nelle feste della Santiago bene, ricca e fedele al generale Pinochet, travestito con pailettes e abiti vistosi. Ove possibile, arrivava a cavallo. Alcune di queste performance si svolgevano lungo le strade, arrivando anche davanti al palazzo de La Moneda.
Ballava su un tappeto di cocci di bottiglie di Coca Cola per mostrare - usando il proprio corpo - come la dittatura provocasse versamenti di sangue, e come vi fossero implicate potenze politiche ed economiche del Nord America, di cui la Coca Cola diventava il simbolo.
Celebre la sua performance ripresa dal quadro “Las dos Fridas” di Frida Kahlo, due cuori maschili uniti in un’unico metabolismo. Il cuore e l’amore impossibile furono sempre la centro della sua opera.
Significativo il suo “Manifesto” che inizia con le parole “Hablo por mi diferencia” (Parlo attraverso la mia diversità).
Lemebel insegna che l’assunzione della diversità come valore può diventare la chiave di lettura e, al tempo stesso, la strada per la costruzione di una società più libera, per tutti.
America Latina: i classici
ore 20.30
“Frida, Naturaleza Viva”
di Paul Leduc - Messico, 1983
Un importante, completo e toccante documento cinematografico dedicato alla pittrice messicana, che è diventata un mito dell’arte contemporanea, dei pensieri di genere, delle lotte per la libera espressione.
Prima che Frida divenisse un’icona portata anche alla banalità che ne cancella lo spessore, Paul Leduc realizzò questo documentario-fiction, nel 1983. È Frida (interpretata da Ofelia Medina), ormai vicina a spegnersi, che racconta se stessa. Sullo schermo di dipana la sua vita: il suo compagno, il noto artista messicano Diego Rivera, il rifugiato russo Lev Trotsky, in fuga dalle persecuzioni staliniste, l’artista Siqueiros e tanti altri.
Un’opera filmica poderosa, che è un classico del cinema messicano contemporaneo.
Evento speciale
ore 17.30
“Roberto Bolaño: la batalla futura”
di Ricardo House
Bolaño è una delle figure più irregolari della letteratura latinoamericana, grandissimo della scrittura contemporanea. Rifiutò sempre di sottostare a qualsiasi etichettatura. La sua stessa biografia è una plurima costruzione identitaria. Nasce in Cile dove vive in varie regioni, per poi spostarsi in Messico. Là fonda nel 1974 una corrente letteraria avanguardistica che si collega apertamente all’infrarealismo avviato in Europa da Roberto Matta Echaurren, intellettuale cileno (padre di Sebastián Matta e nonno di Pablo Echaurren). Lo scopo era creare una letteratura che scardinasse la cultura ufficiale e i suoi paladini. Bolaño si trasferisce a Barcellona nel 1977, adattandosi a fare i mestieri più disparati come il custode di un campeggio o il vendemmiatore, pur di potersi dedicare alla scrittura. Così fino alla prematura morte avvenuta a 50 anni, nel 2003.
“Mi sono avvicinato a Bolaño” dice il regista cileno Ricardo House ospite a Trieste in questi giorni “perchè studiando gli artisti cileni in esilio mi sono reso conto che tutti ne parlavano, era un riferimento per ognuno di loro eppure il pubblico non lo conosceva affatto”. E aggiunge: “È un autore che ha fatto del tema viaggio e del mutamento la sua poetica, generando testi letterari unici e un immenso potere distruttivo verso ogni regime, sia esso politico o culturale”. Raccontarlo attraverso i luoghi che ha vissuto, le opere e coloro che l’hanno conosciuto, in particolare la sua ultima compagna Carmen Perez de Vega.
Programma completo di venerdì 24 novembre
- documenti allegati