edizione più recente: Cinelatinotrieste 2023

PRESENTAZIONE DEL DIRETTORE, RODRIGO DIAZ

data pubblicazione: 11 Ottobre 2011

doc ita Presentazione del direttore, Rodrigo Diaz

La presentazione dell’edizione del Festival di quest’anno ci offre non solo la possibilità di presentare più dettagliatamente il programma che siamo riusciti a realizzare in quest’occasione e che portiamo all’attenzione del pubblico, delle istituzioni e degli esperti cinematografici; si tratta bensì anche di una buona opportunità per spiegare le ragioni fondamentali per cui già 26 anni fa decidemmo di creare quest’iniziativa.

L’Italia ha una presenza in America Latina fuori dal comune e che non è mai stata veramente quantificata e valorizzata in tutta la sua ampiezza. Parte delle attuali relazioni con il subcontinente sono rivolte all’emigrazione, che rappresenta solo una parte della presenza italiana nella storia del “nuovo” continente e dove le politiche delle relazioni sono state divise per provenienza geografica, togliendo inevitabilmente forza ad una politica del paese che possa incidere con forza sull’immaginario collettivo degli italiani di ieri e di oggi le cui origini e i legami naturali con la penisola si sono affievoliti col passare del tempo.

Ma oltre a questo, al di là del divenire politico, storicamente l’Italia è sempre stata vista con rispetto e ammirazione, come risultato di un dettaglio storico d’importanza non secondaria: a differenza del resto degli europei che partirono alla conquista del “nuovo mondo” spinti dal desiderio di portare – attraverso saccheggi di materie prime e annessa schiavitù – nuove ricchezze alla potenza colonialista alla quale appartenevano, gli italiani, di tutte le regioni, arrivarono a quella che oggi chiamiamo America Latina con, quale unico desiderio, quello di cominciare una vita nuova, sperando di risolvere i propri problemi economici, o, in altri casi, politici.

Il Festival di Trieste nasce con la modesta pretesa di recuperare parte di quella storia di relazioni, creando un “ponte”, aprendo una “finestra” per le nuove generazioni di modo che sia più facile per loro ampliare i propri orizzonti, affinché “scoprano” quella parte di storia italiana ancora poco conosciuta e affinché la prospettiva dalla quale oggi si osserva il nuovo mondo sia meno soggetta a stereotipi, a volte insopportabili.

Un evento come il Festival di Trieste, al momento della preparazione del programma, ha sempre tenuto presente il panorama poc’anzi descritto ed è consapevole del fatto che ciò che proponiamo in ciascuna edizione è ciò che possiamo proporre, non quello che desidereremmo proporre. Coscienti del fatto che ogni anno il percorso è sempre più in salita. L’unica speranza è che le istituzioni capiscano in tempo che la velocità dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo obbligano ad una lettura del mondo in sintonia con tale velocità. Con paesi le cui economie crescono continuamente e che si sono trasformate in poco tempo in mercati più che interessanti, la logica si è invertita: oggi è l’Italia che desidera stabilire nuove e stabili relazioni economiche con l’America Latina. La cultura in questo caso, in quanto efficace strumento di avvicinamento e di comprensione, è al giorno d’oggi fondamentale. E il Festival del Cinema Latino Americano lo può constatare ogni giorno.

Il programma di quest’anno risponde con coerenza ai principi che ci siamo posti fin dall’inizio. E’ un programma rappresentativo, poiché coinvolge tutto il subcontinente americano; propone una ricca varietà tematica e di linguaggi; ripropone retrospettive di due dei maggiori cineasti del subcontinente, con esperienze estremamente diverse: Jaime Humberto Hermosillo, messicano; e Raúl Ruiz, cileno, ma radicatosi in Francia a causa della dittatura di Pinochet in Cile e che si è spento a Parigi lo scorso agosto; non dimentica i contributi italiani alla cultura e alle arti presentando un recente documentario della RAI sulla presenza italiana nelle chiese e nella città di Cuba; contestualizza gli eventi nel divenire del continente latinoamericano attraverso il Premio Malvinas; valorizza il contributo di civiltà della diplomazia italiana, conferendo il Premio Salvador Allende ai due diplomatici italiani che nel momento del Colpo di Stato in Cile nel Settembre del 1973 seppero fronteggiare con coraggio la tragica situazione e che, con gran dignità e coraggio, offrirono asilo ai cileni che fuggivano dall’orrore della dittatura. Con questo prestigioso Premio il Festival testimonia il suo ringraziamento ai diplomatici Piero de Masi e Roberto Toscano.

Il programma prevede inoltre uno spazio dedicato al cinema spagnolo attraverso una selezione di cortometraggi, uno dedicato alla cucina latinoamericana, un altro alla musica, un altro ancora alle scuole di cinema dell’America Latina così come numerosi eventi speciali che permetteranno che il pubblico venga a conoscenza di problematiche, eventi e situazioni che il cinema racconta e che a Trieste saranno illustrati dai realizzatori o dai protagonisti.

In particolare ci teniamo a sottolineare la presenza a Trieste di Helena Varela con la sua opera sulla condizione del popolo Mapuch in Cile e lo straordinario lavoro i ricerca realizzato da Carlos Salcedo su una delle figure internazionali più importanti della chitarra e che Segovia chiamava: il maestro, stiamo parlando di Agustín Barrios "Mangoré". Del maestro dei maestri Trieste presenta un documentario che salva dall’oblio un talento unico del Paraguay, dell’America Latina ma soprattutto della musica.

Buona visione a tutti.

 

Rodrigo DIAZ
(Direttore)