edizione più recente: Cinelatinotrieste 2023

MOSTRA DI MANIFESTI CINEMATOGRAFICI:
IL PERCORSO DELL’ITALIA IN AMERICA LATINA

La mostra si terrà presso la sede del Festival, al Teatro Miela (Piazza Duca degli Abruzzi, 3)
Inaugurazione: domenica 25 ottobre, ore 17.45, visitabile fino a domenica 1 novembre

La mostra è organizzata dall'APCLAI con il contributo della Provincia di Trieste

Comunicato mostra di manifesti cinematografici    Note di Fernando Birri, Presidente del Festival di Trieste

Nell’ambito del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, domenica 25 ottobre alle ore 17.45 inaugurazione della mostra di manifesti cinematografici “Il percorso dell’Italia in America Latina attraverso il cinema”.
La mostra, organizzata dall’APCLAI (Associazione per la Promozione della Cultura Latino Americana in Italia) con il contributo della Provincia di Trieste, è allestita nell’antesala del Teatro Miela, sede del Festival triestino, in Piazza Duca degli Abruzzi, 3.
Venti i manifesti esposti, tutti di grande formato (m 1x1,40) che tra gli anni ’40 e gli anni ‘80 pubblicizzavano in lingua spagnola le grandi opere della cinematografia italiana allora proiettate in America Latina. Si va dai classici del neorealismo, come “Sciuscià” di De Sica e “Roma, città aperta” di Rossellini, a commedie a sfondo sociale come “I compagni” di Monicelli o “Matrimonio all’italiana” di De Sica, ai film di Pietro Germi, fino ai più recenti “Le mani sulla città” di Rosi, “Metello” di Bolognini e “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi.
I manifesti, tutti originali, sono il primo lotto di una mostra di 60 pezzi, che punta ad illustrare l’immagine della cultura italiana esportata negli anni in America Latina attraverso il cinema.

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“Si tratta di stampati recuperati dall’APCLAI in vecchie sale cinematografiche dell’Argentina, dov’era forte la presenza degli immigrati italiani” spiega il direttore del Festival e presidente dell’APCLAI, Rodrigo Diaz. I manifesti salvati dalla distruzione sono in tutto 169, e risalgono fino agli anni ’30. “Si tratta di pezzi di indubbio valore storico” continua il direttore del Festival di Trieste. “E questo sia perché documentano la quantità e qualità delle opere che, non molto tempo fa, il cinema italiano riusciva a collocare nel mercato latinoamericano. Sia perché questi film, che venivano proiettati in italiano con sottotitoli in spagnolo, sono stati a lungo una rara occasione per gli emigrati italiani a continuare a sentire e praticare la lingua parlata nella loro madrepatria”.

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L’intenzione dell’APCLAI quella è di portare nelle prossime edizioni del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste i lotti successivi della raccolta. La mostra di quest’anno si realizza nell’ambito dei contributi che l’Italia darà alle celebrazioni per il Bicentenario dell’Indipendenza dei Paesi latinoamericani dalla Spagna (che cadrà nel 2010).
L’esposizione è visitabile nell’antesala del Teatro Miela di Trieste fino a domenica 1 novembre, durante tutto l’orario di apertura del Festival (dal mattino fino a mezzanotte).

(Foto di Francesco Romagnoli)

Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici
Foto della mostra di manifestici cinematografici

La mostra è organizzata dall’APCLAI con il contributo della Provincia di Trieste

 

Note di Fernando Birri, Presidente del Festival di Trieste

Sul manifesto cinematografico…
di Fernando Birri

In principio fu il manifesto cinematografico. Prima del film, prima del trailer, prima dei fermo-immagine, gli spettatori sapevano del nuovo film grazie al poster cinematografico.
Segnò uno stile e un’epoca: sono rimasti nella Storia del Cinema quelli della Hollywood anni ‘30, negli anni ‘20 quelli dell’espressionismo tedesco e quelli del futurismo sovietico, e last but not least quelli dei film neorealisti italiani negli anni ‘40/’50. Questi ultimi prodotto di una cultura plastica che educava il proprio gusto da secoli, basti ricordare la lezione del Rinascimento (sebbene la grafica, fondamentalmente aveva come referente l’iconografia melodrammatica dell’800: ritorna alla mia memoria, incancellabile, il poster di Cabiria, ispirato dalla musa di D’Annunzio).

Negli annuari argentini del primo periodo neorealista (1947-1949) sorprende constatare la quantità di film italiani imparentati con questa scuola che si vedono a Buenos Aires (dato di Raúl Horacio Campodónico nel suo libro “Trincee di celluloide -Elementi per una storia Politico-Economica del Cinema Argentino, di prossima pubblicazione): sono una cinquantina e tra questi, con qualche lapsus tardo-fascistoide, niente meno che, cito alla rinfusa: Obsesión (Ossessione) di Visconti;Vivir en paz (Vivere in pace) con Aldo Fabrizi e La honorable Angelina (L´onorevole Angelina) con Anna Magnani, entrambe di Zampa; Delito (Il delitto di Giovanni Episcopo) e El bandido (Il bandito) di Lattuada, quest’ultima con Anna Magnani e Amedeo Nazzari; La hija del capitán (La figlia del capitano) e Cien mil dólares (100.000 dollari), di Camerini; Un día en la vida (Un giorno nella vita) e La cena de las burlas (La cena delle beffe), di Blassetti;Teresa Venerdì di De Sica; La última carrozzella (L´ultima carrozzella), di Mattoli; Pequeño mundo antiguo (Piccolo mondo antico), di Mario Soldati, con Alida Valli; e opere maestre come Roma, ciudad abierta (Roma,città aperta) di Rossellini.

E quello che successe in Argentina successe anche ad altre latitudini e longitudini dell’America Latina e spiega la nascita di quello che poi sarebbe stato il Nuevo Cine Latino-americano: conseguenza dell’emigrazione di giovani aspiranti cineasti del nostro continente, i quali emigravano alla ricerca di come si faceva cinema in un paese che sulla cartina geografica si chiamava Italia ma nel suo progetto di vita e d’arte si chiamava, in realtà, Neorealismo. E in quel contingente, con le loro valige legate con lo spago e cariche di sogni, c’erano, tra gli altri, Gabriel García Márquez, Julio García Espinosa, Tomás
Gutiérrez Alea, Rudá Andrade,Tarik Souki, Glauber Rocha e colui che sta scrivendo…

Dell’altra emigrazione, di quella che salpando nella “macchina a vapore”, dalla fine del secolo XIX, popolò Pampa, Ande, e Amazzonia nel Mondo Nuovo, i manifesti di questa mostra riscattata da Rodrigo Díaz – e i film che ricordano - sono documenti, diretti o referenziali, imprescindibili per preservare la Memoria Luminosa dei Giorni Sofferti e Speranzosi coi quali ciclicamente si torna ad inventare la Storia del Mondo. Ricordo, una notte "dell´Estate Romana", così si chiamava il cinema sotto le stelle che in estate si faceva nel Macello del Testaccio, ormai molti anni fa, un incontro con Aldo Fabrizi, che come autentico romano de Roma (quando Roma era il mondo) e di ritorno dal mondo e i suoi sobborghi, mi ricordava con un piglio malignamente divertito la sua esperienza con Emigranti in Argentina.
Facendo un gioco di parole nel suo itañolo – cocoliche di italiano e spagnolo, miscuglio delle due lingue e di nessuna, alla fine - ricordava, dicevo, che durante le riprese, i macchinisti argentini rispondendo a ordini sindacali interrompevano sul più bello la ripresa: “para mañana, para mañana!” . E lui che era stato un veterano della fame del dopoguerra e che ascoltava questo ritornello con le sue orecchie fatte per il dialetto romanesco mal interpretava quel “mañana” (leggi magnana) che rimandava “a domani” il lavoro e tra sé e sé con una certa preoccupazione di fronte a questa reiterata invocazione all’abbondanza pensava: "Ma questa gente magna tutto il tempo!”

La presenza del manifesto cinematografico oggi? La questione è anche la presenza del cinema, date le nuove forme di espressione e comunicazione multimediali, fondamentalmente elettroniche, che avanzano dall’orizzonte del futuro. Il manifesto, indipendentemente dal valore estetico che può avere in sé, possiede un valore primario di funzione: diffusione, distribuzione ed esibizione, pubblicità del prodotto cinematografico. Questa funzione di informazione imprescindibile, fin dai geroglifici e prima ancora, la assumono oggi, in maniera privilegiata e moltiplicandola – riscattando il manifesto come oggetto museale - il computer, il web, internet… Anche i manifesti di questa mostra continueranno a parlare di mode grafiche, di sfavillanti stars che continuano a brillare molti anni dopo la loro scomparsa, di usi e costumi di collettività che applaudivano al vecchio mestiere di far ridere e piangere; sopravvivranno parlando del loro tempo, come i solitari obelischi nelle nostre piazze planetarie, sebbene nessuno ormai li ascolti.

 

Prezzi d'ingresso:

  • tessera APCLAI: 25 Euro
    per l'ingresso libero all'intera rassegna
  • riduzioni: 15 Euro
    per studenti e associazioni convenzionate
  • tessera APCLAI giornaliera: 5 Euro

Tutte le principali opere nella Sala Cinema sono con traduzione simultanea. Quelle in video nella Sala Birri sono in versione originale o con sottotitoli in italiano.

Locandina del Festival

Festival del Cinema Latino Americano di Trieste - XXIV edizione - 24 ottobre, 1 novembre 2009

locandina (alta definizione)

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